venerdì 20 novembre 2020

ArtEretica. Terzo capitolo

 

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TERZO CAPITOLO

Leonardo da Vinci: la Vergine delle rocce

di Luigi Pentasuglia

 

Prima di affrontare la Vergine delle rocce, sulla scorta di quanto esposto nei due precedenti capitoli ci occuperemo di due parafrasi leonardesche della Visitazione lucana: l’incompiuto Cartone di Londra della National Gallery e il Gruppo di San’Anna del Louvre.

 


Entrambi i lavori rispondono allo schema della matrioska: Sant’Anna tiene sulle ginocchia la Vergine Maria che, per parte sua abbraccia il Bambino Gesù che, a sua volta, nel Gruppo di Sant’Anna trattiene l’agnellino, mentre nel Cartone di Londra accarezza San Giovannino.

 


Nel saggio Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci Sigmund Freud rileva l’esistenza di un nesso autobiografico tra il Gruppo di Sant’Anna e il sogno infantile del genio vinciano riportato negli appunti sul ‘Volo degli uccelli’. Scrive Leonardo:

 

Questo scriver sì distintamente del nibio par che sia mio destino,

perché nella prima recordatione della mia infantia e' mi parea che,

essendo in culla,  un nibio venissi a me e mi aprissi la bocca con la sua coda

e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra.

 

In quello scritto Freud fa sua l’osservazione dell’amico e seguace Oskar Pfister secondo cui il drappo azzurro della Vergine tradisce la silhouette di un avvoltoio con la punta della coda che lambisce la bocca del Bambino Gesù: cioè esattamente come nel sogno di Leonardo. Si tratta di un indizio favorevole alla nostra tesi che vuole la Vergine Maria simboleggiare il ‘doppio amniotico’, come del resto suggerisce il colore azzurro-marino del mantello della Vergine a forma d’avvoltoio.

 


Riguardo al Cartone di Londra Freud rimarca come le due donne appaiono coetanee e che le loro teste sembrano emergere da un solo corpo. Dunque, un ulteriore sostegno alla tesi da noi perorata della convergenza delle due madri in un’unica persona. In quanto parafrasi della Visitazione lucana, nel Cartone di Londra Sant’Anna funge da sostituta di Elisabetta, mentre Maria sulle sue ginocchia personifica il ‘doppio amniotico’. Riguardo a Cristo che accarezza San Giovannino, l’allusione è all’unzione cristica, alias la ‘vernice caseosa’ che ricopre il Battista-feto nel sesto mese di gestazione.

 


L’allusione alla gravidanza di Elisabetta è la curva del braccio della Vergine che si prolunga verso l’alto inglobando l’indice di Sant’Anna.

 


Al sesto mese di gravidanza fanno invece capo, da un lato l’indice e il medio benedicenti di Gesù formanti il numero ordinale ‘V’, dall’altro il numero ordinale ‘I’ implicito nell’indice di Sant’Anna puntato in alto: da cui la somma ‘V + I  = VI’, somma allusiva del mese di gravidanza di Elisabetta.

 


Siamo ora pronti per l’analisi semiologica della più ermetica parafrasi della Visitazione leonardesca: la Vergine delle rocce del Louvre. Qui, più che altrove, è evidente l’assimilazione della Vergine al liquido amniotico surrogato dal mantello blu con cui avvolge il Battista. A evocare il ventre gravido di Elisabetta provvede l’ampia caverna.

 


La strategia simbolica adottata da Leonardo nella Vergine delle rocce fa perno sui 6/9 del periodo di gravidanza di Elisabetta, una frazione che l’artista interpretata in termini pitagorico-musicali. Sappiamo che i Pitagorici si servirono di uno strumento di misurazione, chiamato monocordo, per rilevare i punti d’intercettazione delle note sulla corda armonica. Si tratta di una semplice tavoletta di legno munita di due ponticelli fissati alle estremità su cui è tesa la corda; un terzo ponticello intermedio, mobile, provvede a frazionare la corda in punti precisi.

 


-          Figura A. Supponiamo che il monocordo sia accordato sulla nota Do.

-          Figura B. Spostando il ponticello intermedio a 2/3 della lunghezza della corda si ottiene la nota Sol.

-          Figura C. Il Sol così ottenuto è dunque la quinta nota a partire dal Do.

-          Figura D. La distanza che intercorre dal Do al Sol si chiama intervallo di quinta.

 


Oltre alla frazione 2/3 che esprime il punto geometrico d’intercettazione sul monocordo dell’intervallo di quinta (figura A), dello stesso intervallo esiste anche il rapporto matematico che, a sua volta, si esprime con la frazione inversa 3/2 (figura B). Un rapporto, questo, fondamentale su cui si basa il metodo pitagorico per calcolare le note della scala musicale noto come ‘Ciclo delle quinte’.

 


Tornando alla Vergine delle rocce, Leonardo si è servito dei due rapporti inversi dell’intervallo di quinta – 2/3 e 3/2 – per alludere alla forma ‘inversa’ del Battista-feto rispetto al ‘doppio amniotico’.

 


È quanto emerge dal dialogo dattilologico che s’instaura tra la Vergine, l’angelo e Gesù bambino. Leggendo dall'alto in basso, le dita della Madonna suggeriscono un 5 sovrastante un 1, ossia l’indice dell’angelo: da cui 5 + 1 = 6. Leggendo dal basso verso l’alto, l’indice e il medio di Gesù benedicente danno forma al numero ordinale V; computeremo pertanto l’indice dell’angelo come numero ordinale I: da cui V + I = VI, cioè un secondo ‘6’ speculare al primo. 

 


Avendo computato il primo ‘6’ dall’alto verso il basso e il secondo '6' dal basso verso l’alto, interpreteremo quest’ultimo capovolto come numero 9. Assegnando pertanto al 6 la funzione di numeratore e al 9 quella di denominatore otteniamo la fatidica frazione 6/9 - multipolo di 2/3 – che, come sappiamo, esprime il rapporto geometrico dell'intervallo di quinta.

 


Lo conferma il mantello rosso dell'angelo i cui lineamenti assai gentili sono tuttavia contraddetti da un bacino affatto sproporzionato verso cui volge sornione lo sguardo. In realtà, l'abnorme fianco tondeggiante dell’angelo funge da testa sia di un 6 che di un 9; due numeri che, a immagine riflessa, formano la frazione 6/9 multiplo di 2/3, alias il rapporto geometrico dell'intervallo di quinta.

 


Il passo successivo interessa il drappo chiaro al centro del manto blu della Madonna, drappo che si presenta bipartito, ovvero tutto pieghettato a sinistra e affatto piatto a destra simile alla tavola armonica di un liuto (figura A). L’allusione alla ‘musica’ emerge a immagine ruotata di 90° in senso orario (figura B). Ebbene, la piega centrale del drappo forma un 3 che si prolunga in basso formando un 2: in altri termini un 3 su 2 espressione del rapporto matematico dell’intervallo di quinta (figura C).

 


Il principio di coincidentia oppositorum ‘VV’ (quinta/quinta) adombrato da Leonardo nelle frazioni inverse 6/9 e 3/2 è criptato nel punto segnalato dall’indice dell’angelo. Ad essere segnalato sono le mani giunte del piccolo Battista con le 5 dita di una mano che ‘coincidono’ con le 5 dita dell’altra mano!

 


Leonardo fornisce di tutto ciò una conferma di tipo geologico. Nel punto ‘A’ i blocchi della volta rocciosa disegnano le dita della mano aperta della Madonna associata al numero '5’; il numero ‘1’, alias l’indice puntato dell’angelo, è invece criptato nel punto B, sotto la 'mano rocciosa’, precisamente nel monolite incastonato nella nicchia. 

 


Il secondo ‘6’ lo troviamo nei punti ‘C’ e ‘D’. In ‘C’ si legge il numero romano ‘V’ composto da due travi rocciose, un numero, questo, già assimilato alle dita indice e medio benedicenti del piccolo Gesù. Quanto all’indice puntato dell’angelo associato al numero ordinale I, lo si trova criptato nel secondo monolite incastonato nella nicchia a destra: precisamente nel punto D.

 


Quanto al gesto delle mani giunte di San Giovannino rivelatore del codice leonardesco ‘VV’ (quinta, quinta), lo si trova nel punto ‘E’, proprio sopra il Santo in forma di creste dolomitiche.

 


 


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