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TERZO CAPITOLO
Leonardo
da Vinci: la Vergine delle rocce
di
Luigi Pentasuglia
Prima
di affrontare la Vergine delle rocce, sulla scorta di quanto esposto nei
due precedenti capitoli ci occuperemo di due parafrasi leonardesche della
Visitazione lucana: l’incompiuto Cartone di Londra della National
Gallery e il Gruppo di San’Anna del Louvre.
Entrambi
i lavori rispondono allo schema della matrioska: Sant’Anna tiene sulle
ginocchia la Vergine Maria che, per parte sua abbraccia il Bambino Gesù che, a
sua volta, nel Gruppo di Sant’Anna trattiene l’agnellino, mentre nel Cartone
di Londra accarezza San Giovannino.
Nel
saggio Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci Sigmund Freud rileva
l’esistenza di un nesso autobiografico tra il Gruppo di Sant’Anna e il
sogno infantile del genio vinciano riportato negli appunti sul ‘Volo degli
uccelli’. Scrive Leonardo:
Questo scriver sì
distintamente del nibio par che sia mio destino,
perché nella prima
recordatione della mia infantia e' mi parea che,
essendo in
culla, un nibio venissi a me e mi
aprissi la bocca con la sua coda
e molte volte mi
percotessi con tal coda dentro alle labbra.
In
quello scritto Freud fa sua l’osservazione dell’amico e seguace Oskar Pfister
secondo cui il drappo azzurro della Vergine tradisce la silhouette di un
avvoltoio con la punta della coda che lambisce la bocca del Bambino Gesù: cioè
esattamente come nel sogno di Leonardo. Si tratta di un indizio favorevole alla
nostra tesi che vuole la Vergine Maria simboleggiare il ‘doppio amniotico’,
come del resto suggerisce il colore azzurro-marino del mantello della Vergine a
forma d’avvoltoio.
Riguardo
al Cartone di Londra Freud rimarca come le due donne appaiono
coetanee e che le loro teste sembrano emergere da un solo corpo.
Dunque, un ulteriore sostegno alla tesi da noi perorata della convergenza delle
due madri in un’unica persona. In quanto parafrasi della Visitazione lucana,
nel Cartone di Londra Sant’Anna funge da sostituta di Elisabetta, mentre
Maria sulle sue ginocchia personifica il ‘doppio amniotico’. Riguardo a Cristo
che accarezza San Giovannino, l’allusione è all’unzione cristica, alias
la ‘vernice caseosa’ che ricopre il Battista-feto nel sesto mese di gestazione.
L’allusione
alla gravidanza di Elisabetta è la curva del braccio della Vergine che si
prolunga verso l’alto inglobando l’indice di Sant’Anna.
Al
sesto mese di gravidanza fanno invece capo, da un lato l’indice e il medio
benedicenti di Gesù formanti il numero ordinale ‘V’, dall’altro il
numero ordinale ‘I’ implicito nell’indice di Sant’Anna puntato in alto:
da cui la somma ‘V + I = VI’,
somma allusiva del mese di gravidanza di Elisabetta.
Siamo
ora pronti per l’analisi semiologica della più ermetica parafrasi della
Visitazione leonardesca: la Vergine delle rocce del Louvre. Qui, più che
altrove, è evidente l’assimilazione della Vergine al liquido amniotico
surrogato dal mantello blu con cui avvolge il Battista. A evocare il ventre
gravido di Elisabetta provvede l’ampia caverna.
La
strategia simbolica adottata da Leonardo nella Vergine delle rocce fa
perno sui 6/9 del periodo di gravidanza di Elisabetta, una frazione che
l’artista interpretata in termini pitagorico-musicali. Sappiamo che i
Pitagorici si servirono di uno strumento di misurazione, chiamato monocordo,
per rilevare i punti d’intercettazione delle note sulla corda
armonica. Si tratta di una semplice tavoletta di legno munita di due ponticelli
fissati alle estremità su cui è tesa la corda; un terzo ponticello intermedio,
mobile, provvede a frazionare la corda in punti precisi.
-
Figura
A. Supponiamo che il monocordo sia accordato sulla nota Do.
-
Figura
B. Spostando il ponticello intermedio a 2/3 della lunghezza della corda
si ottiene la nota Sol.
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Figura
C. Il Sol così ottenuto è dunque la quinta nota a partire dal Do.
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Figura
D. La distanza che intercorre dal Do al Sol si chiama intervallo di quinta.
Oltre
alla frazione 2/3 che esprime il punto geometrico d’intercettazione
sul monocordo dell’intervallo di quinta (figura A), dello stesso intervallo
esiste anche il rapporto matematico che, a sua volta, si esprime
con la frazione inversa 3/2 (figura B). Un rapporto, questo,
fondamentale su cui si basa il metodo pitagorico per calcolare le note della
scala musicale noto come ‘Ciclo delle quinte’.
Tornando
alla Vergine delle rocce, Leonardo si è servito dei due rapporti
inversi dell’intervallo di quinta – 2/3 e 3/2 – per alludere alla
forma ‘inversa’ del Battista-feto rispetto al ‘doppio amniotico’.
È
quanto emerge dal dialogo dattilologico che s’instaura tra la Vergine, l’angelo
e Gesù bambino. Leggendo dall'alto in basso, le dita della Madonna suggeriscono
un 5 sovrastante un 1, ossia l’indice dell’angelo: da cui 5 +
1 = 6. Leggendo dal basso verso l’alto, l’indice e il medio di Gesù
benedicente danno forma al numero ordinale V; computeremo
pertanto l’indice dell’angelo come numero ordinale I: da cui V + I =
VI, cioè un secondo ‘6’ speculare al primo.
Avendo
computato il primo ‘6’ dall’alto verso il basso e il secondo '6' dal basso
verso l’alto, interpreteremo quest’ultimo capovolto come numero 9.
Assegnando pertanto al 6 la funzione di numeratore e al 9 quella
di denominatore otteniamo la fatidica frazione 6/9 - multipolo di
2/3 – che, come sappiamo, esprime il rapporto geometrico
dell'intervallo di quinta.
Lo
conferma il mantello rosso dell'angelo i cui lineamenti assai gentili sono
tuttavia contraddetti da un bacino affatto sproporzionato verso cui volge
sornione lo sguardo. In realtà, l'abnorme fianco tondeggiante dell’angelo funge
da testa sia di un 6 che di un 9; due numeri che, a
immagine riflessa, formano la frazione 6/9 multiplo di 2/3, alias il rapporto
geometrico dell'intervallo di quinta.
Il
passo successivo interessa il drappo chiaro al centro del manto blu della
Madonna, drappo che si presenta bipartito, ovvero tutto pieghettato a sinistra
e affatto piatto a destra simile alla tavola armonica di un liuto (figura A).
L’allusione alla ‘musica’ emerge a immagine ruotata di 90° in senso orario
(figura B). Ebbene, la piega centrale del drappo forma un 3 che si
prolunga in basso formando un 2: in altri termini un 3 su 2 espressione
del rapporto matematico dell’intervallo di quinta (figura C).
Il
principio di coincidentia oppositorum ‘VV’ (quinta/quinta) adombrato da
Leonardo nelle frazioni inverse 6/9 e 3/2 è criptato nel punto
segnalato dall’indice dell’angelo. Ad essere segnalato sono le mani giunte del
piccolo Battista con le 5 dita di una mano che ‘coincidono’ con le 5
dita dell’altra mano!
Leonardo
fornisce di tutto ciò una conferma di tipo geologico. Nel punto ‘A’ i blocchi
della volta rocciosa disegnano le dita della mano aperta della Madonna
associata al numero '5’; il numero ‘1’, alias l’indice puntato dell’angelo, è
invece criptato nel punto B, sotto la 'mano rocciosa’, precisamente nel
monolite incastonato nella nicchia.
Il
secondo ‘6’ lo troviamo nei punti ‘C’ e ‘D’. In ‘C’ si legge il numero romano ‘V’
composto da due travi rocciose, un numero, questo, già assimilato alle dita
indice e medio benedicenti del piccolo Gesù. Quanto all’indice puntato
dell’angelo associato al numero ordinale I, lo si trova criptato nel
secondo monolite incastonato nella nicchia a destra: precisamente nel punto D.
Quanto
al gesto delle mani giunte di San Giovannino rivelatore del codice leonardesco
‘VV’ (quinta, quinta), lo si trova nel punto ‘E’, proprio sopra il Santo in
forma di creste dolomitiche.
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