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QUARTO CAPITOLO (II parte)
Il
rebus Gioconda
Di Luigi Pentasuglia
Questa
seconda sezione dedicata alla Gioconda s’incarica di svelarne la matrice
ideologica. Se nella prima parte è emerso che il volto della dama è strutturato
in forma bipartita, nel senso che una porzione del viso di Leonardo si
sovrappone a una porzione del viso di mamma Caterina, tutto quello che sta al
di sotto della testa inerisce in forma criptica la filosofia dell’opera.
Già
la ripartizione parallelo-oppositiva dei simboli rilevati nella prima parte del
capitolo è di per sé indiziaria:
• il
profilo caricaturale del vecchio si oppone al profilo aggraziato e ben definito
della ragazza (figure A e B);
• il
calco funerario di Leonardo e il teschio (figura C) si oppongono all’ariete
segno zodiacale dell’artista (figura D);
• la
linea dell’orizzonte sullo sfondo a sinistra è più bassa della linea
dell’orizzonte sullo sfondo a destra (punti E - F).
Ci
sono dunque abbastanza simboli oppositivi per avallare il sottotitolo del mio
saggio ‘Monna Tao. Le radici orientali del templarismo’. Rammentiamo che
il radicamento del Cristianesimo in Cina è un fatto compiuto già nella prima
metà del VII secolo. Lo commemora, 150 anni dopo, la Stele di Xi’an
commissionata dall’alto prelato nestoriano di Persia Yisi, nonché generale
degli imperatori della dinastia Tang.
Se
per un verso l’alto grado militare ricoperto da Yisi suggerisce che i
nestoriani in Cina fossero partecipi delle arti marziali dei monaci shaolin,
per altro il nome ‘Yisi’ si rivela assonante con ‘Gianni’, il leggendario
potente re-sacerdote nestoriano d’Oriente la cui fama è legata a una celebre
missiva indirizzata all'imperatore bizantino Manuele I Comneno, in cui Prete
Gianni si fa in prima persona promotore di una crociata in Terrasanta.
Leggenda
a parte, non escludiamo l’eventualità che, in seguito alla cacciata nel IX
secolo dei cristiani dalla Cina, gli esuli nestoriani d’Armenia, di Siria e di
Palestina non dismisero affatto la pratica meditativa dell’arti marziali
acquisita sul campo in Cina, tanto che i loro successori poterono trasmetterla
ai monaci-cavalieri Templari.
L’adesione dei Templari alla dottrina taoista è del resto implicita nel simbolismo duale dell’Ordine:
a) lo
stendardo bianconero Baussant richiama l’emblema del T’ai-chi
rappresentativo del movimento ciclico del Tao, l’energia cosmica
distinta in due principi polari: il principio femminile yin (nello
stemma associato al colore nero) e il principio maschile yang (nello
stemma associato al colore bianco).
b) L’armonia
degli opposti che è alla base della filosofia taoista echeggia altresì
nell'articolo XI della Regola templare che impone il consumo dei pasti in
un'unica scodella per ogni coppia di cavalieri;
c) Quanto
al significato del Sigillo dell'Ordine del Tempio raffigurante due cavalieri in
groppa allo stesso cavallo, c’instrada l’ideogramma cinese Tao (figura A).
Ruotando di 90° in senso antiorario l'elemento evidenziato in rosso compare in
forma stilizzata il Sigillo dell'Ordine (figura B): se per un verso il
rettangolo centrale allude agli scudi affiancati dei due militari, per altro i
due 'accenti' sul rettangolo evocano le teste degli armigeri; quanto
all'elemento in basso non suggerisce forse la sagoma di un cavallo con la coda
impennata?
È
plausibile che i simboli taoisti criptati da Leonardo nella Gioconda gli
siano stati suggeriti, nel corso dell’ultimo suo soggiorno in Francia,
direttamente dal suo insigne ospite: il re Francesco I di certo informato sulle
confessioni estorte con la forza agli alti ranghi templari su ordine del suo
predecessore Filippo IV il Bello.
Ma
veniamo alla Gioconda. Al dualismo taoista fa appello sullo sfondo a
destra la struttura 'rettilinea' del ponte controbilanciata a sinistra dalla
strada 'tortuosa’. Il fatto che ciascun tornante del tratturo presenti al
centro un masso tondeggiante, fa sì che nell’insieme la strada dia l’idea del
simbolo taoista per eccellenza: il T’ai-chi.
L’effettivo
rimando al Taoismo è criptato nella strana forma a falde spioventi del terreno
alle spalle della dama [riquadro A]. Un’attenta osservazione consente di
rilevare la sagoma delle dita indice, medio, anulare e mignolo
della mano sinistra, mentre il pollice è supplito dal banco roccioso
parallelo al ponte. Ebbene, facendoci
caso con attenzione, questa gigantesca mano non emula forse quella della dama sull'avambraccio?
Per
giustificare l’analogia bisogna considerare che, differentemente dalle dita
indice, medio, anulare e mignolo, tutte di materia terrosa, solo il pollice si
distingue per essere di nuda roccia. Un indizio che ci porta alla posizione altrettanto
isolata del pollice della dama sulla manica della camicia le cui pieghe formano
una enigmatica lettera 'M’ in elegante stile corsivo.
Qui
sta il rebus. Infatti, il ‘pollice’ della dama sulla manica sottintende
il ‘pollice’ sul Canale della Manica, ossia in lingua inglese. Senonché
il pollice in questione è criptato alle spalle della dama: è il pollice di
pietra che sta a terra, perciò allusivo dell’alluce, in lingua
inglese toe, la cui pronuncia è simile alla parola cinese ‘Tao’!
Lo
conferma il parallelismo geometrico tra il pollice di pietra e le lettere T -
A – O inscritte nelle arcate del ponte: il primo pilastro a
sinistra, con le due traverse orizzontali laterali di tonalità più scura,
suggeriscono la lettera ‘T’; segue la ‘A’, ossia l'ampia campata
tondeggiante centrale; infine la 'O', ovvero l'ultima arcata a destra.
La
parola TAO è inoltre criptata a rovescio ('O-A-T') nelle colonnine del
bracciolo della sedia. Leggendo da sinistra verso destra, i primi due spazi tra
le colonnine suggeriscono le lettere 'O' e 'A‘; l'ultima colonnina, visibile
per intero, richiama la lettera 'T'. C’è infine la forma del bracciolo della
sedia affatto simile a un libro.
Ebbene,
il libro in questione è il Tao-tê-ching, il più famoso testo canonico
taoista. Lo rivela il numero '72' all’interno del primo arco a destra
del ponte, numero riferibile al capitolo dell'antico testo cinese in cui sta
scritto:
Il
Santo conosce se stesso ma non si fa conoscere
Dunque,
quale migliore definizione per esprimere l'essenza sapienziale di questo
straordinario capolavoro d'ingegno speculativo e artistico, oltre che dissipare
ogni dubbio circa l'identità della dama!
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